La Polonia è stato l’unico paese dell’UE a mostrare un’evidente crescita economica negli ultimi anni, nonostante la crisi economica. Si evincono importanti risultati a partire dal 2009, come ad esempio l’incrementarsi del PIL pro capite, arrivando ad essere l’ottava economia dell’UE, nonostante che ancora il PIL pro capite rimanga al di sotto della media europea (20000 dollari contro i 31000).
L’agricoltura, settore di rilevo e primario dell’Economia polacca adesso ricopre solo il 15% della popolazione polacca, apportando il 3,5% del PIL totale della popolazione. Proprio per questa grossa perdita di mercato, l’UE ha deciso di stanziare 13 miliardi di fondi europei per mantenere e rilanciare questo settore. Il settore secondario, l’industria, contribuisce al 31% del PIL, producendo prevalentemente prodotti alimentari, veicoli e macchinari. Attualmente, il settore che ha registrato maggiori sviluppi è quello dei servizi che ad oggi ricopre il 65% del PIL totale.
Attualmente la Polonia rimane la terra che attrae maggiormente gli investimenti esteri, grazie alla bassa tassazione e burocrazia associate ad uno stile di lavoro “all’occidentale”, ed in particolare sono le zone della Polonia Ovest quelle che hanno attratto e stanno attraendo ricchezza ed investimenti.
Un dato assolutamente interessante è il fatto che la Polonia ha conosciuto una crescita economica anche nel 2009, anno di crisi per tutta l’economia europea (PIL +1,6%): tra le cause di questo risultato sono una diminuzione delle importazioni e nuovi investimenti nel settore delle esportazioni. L’exploit della crescita della Polonia si è registrata nel 2011: il PIL è cresciuto del 4,4% grazie all’export e alla crescita della domanda interna, seguito da una decelerazione nel 2012 a causa della recessione nell’area euro e con conseguente riduzione nella domanda interna.
Nonostante tutto, da dati attestati del 2016 risulta che la Polonia insieme alla Russia, continuano ad essere le destinazioni più attraenti per gli investitori stranieri: i due paesi si riconfermano al top degli investimenti esteri con un aumento della quota mercato del 60% rispetto al 2014.