Cerchiamo adesso di sfatare, uno ad uno, i più importanti clichées attribuiti al popolo polacco, dalle temperature boreali, fino ad essere finti amanti della vodka, passando per il loro essere solo apparentemente chiusi ed introversi, e forse un po’ troppo bigotti (sarà che il buon papa Wojtyla era, appunto, di Cracovia?).
1. In Polonia fa sempre freddo
Il primo pensiero che viene ad un italiano pensando alla Polonia è che sia molto lontana e che il clima sia sempre gelido. Ma con un occhio più attento ed acuto possiamo notare che la Polonia si trova esattamente nel cuore dell’Europa centrale. La Polonia, infatti, non è così lontana come sembra: è la diretta confinante della Germania dove i nostri nonni e zii sono immigrati per lavorarci, e allo stesso tempo lontana anni luce dalla Siberia; per arrivarci bisognerebbe prima attraversare la Bielorussia, un pezzo di Russia, e poi, magari, possiamo considerarci in Siberia. Quindi, bando ai falsi allarmismi sul rigido inverno polacco, la media giornaliera invernale gira attorno ai 2 gradi, e solo in giornate eccezionali si può arrivare a meno 20, meno 25 gradi. Le estati sono miti e piacevoli, il sole non manca e così neppure le attività al’aperto. Manca del clima mediterraneo si, ma niente è considerato troppo rigido o invivibile.
2. Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Russia sono la stessa cosa
Questo clichè legato al passato polacco nella URSS spesso può fuorviare e offendere molto cittadini residenti in Polonia e così come nelle altre nazioni. Ci teniamo a rimarcare come tutte queste nazioni sono tra loro profondamente diverse e separate, così e soprattutto come le identità culturali, gli usi e le abitudini. Quindi, cerchiamo di chiudere qua questo grande fraintendimento, i polacchi sono un popolo molto patriottico, che male accetta questi errori.
3. La Polonia è una nazione povera
O meglio, “la Polonia è arretrata”, è un marchio spesso riferito al’intera Pangea Est-Europea, dove le strade sono ancora quel che sono, viaggiano modelli di macchine passate e le persone vivono ancora di agricoltura o allevamento. Anche in questo caso spesso viene associata l’immagine della Polonia a quella della vecchia URSS, come vittima e completamente annullata dal comunismo. Ma adesso, arrivati al 2018, aguzziamo la vista e proviamo a focalizzarci sulle città polacche di medio- grandi dimensioni: qui l’evoluzione e l’avanzamento tecnologico sono ben visibili poiché possiamo ammirare palazzi, grattacieli, importanti centri di marketing e management, banche, organizzazione nei trasporti ed infrastrutture moderne. Chiaramente, è ancora un paese fuori dalla moneta comune, determinati lavori sono ancora sottopagati e il costo del lavoro è molto economico rispetto al’Italia, ma i progressi tecnologici e della società ci sono e sono visibili agli occhi di tutti.
4. I polacchi bevono tanto, soprattutto vodka
La vodka sta alla Polonia come la pizza sta all’Italia. Classico stereotipo associato al popolo polacco, vero, quindi, ma solo in parte. Non tutti i polacchi bevono vodka, ed in particolare, non tutti i polacchi abusano della vodka. Di nuovo, dobbiamo tornare indietro nel tempo per ricordarci del momento in cui i polacchi si ubriacavano di vodka, ed in particolare quello comunista. La vodka veniva usata per soddisfare le proprie voglie di ebbrezza, per dimenticare le delusioni della vita o semplicemente per scaldarsi durante l’inverno, in quanto era la soluzione la più economica e facilmente reperibile. Adesso questo periodo storico è alle spalle, ed ha riportato la Polonia ad essere competitiva pari alle altre nazioni dell’Europa dell’Ovest, facendole conoscere i miglioramenti tecnologici: miglioramenti nei sistemi di riscaldamento e l’affermarsi di altre bevande alcoliche, perfette sostitute della vodka: la birra ed il vino. E, comunque, vi sono anche polacchi astemi, con il fegato limpido come quello di un bambino.
5. I polacchi parlano poche lingue straniere
È vero: i polacchi non parlano molte lingue straniere, anzi gli ultimi dati raccolti sono poco consolatori. Ma la situazione non è così tragica quanto sembra: la stragrande maggioranza di giovani conosce almeno l’inglese e può tranquillamente comunicare. Tra gli adulti è più diffusa la conoscenza del russo come seconda lingua (anche in questo caso il diretto collegamento con il passato nel’URSS è forte e chiaro). Sta diventando sempre più di moda imparare il giapponese e le iscrizioni a corsi di lingua si stanno espandendo sempre di più. Quindi, puoi tranquillamente muoverti in Polonia senza sapere il polacco, troverai sicuramente la stragrande parte della popolazione pronta a comunicare in inglese. L’unica pecca? La mancanza di sicurezza e facilità nella comunicazione che è tipica dei popoli mediterranei.
6. I polacchi si lamentano con continuità
Polonia come paese sempre scontento, sempre a chiedere e lamentarsi. Ancora una volta è un comportamento giustificato dal loro passato non proprio roseo, perché semplicemente mancavano i prodotti di base necessari a vivere. Allo stesso tempo hanno saputo adattarsi a questa situazione, e con il progresso economico anche superarla, tanto che adesso è teatro di numerosi cabaret e spettacoli ironici sui quali ai più giovani piace riderci su ed un ponte per guardare al mondo con ottimismo ed una certa apertura mentale che mancava ai loro genitori.
7. Ai polacchi non piacciono gli stranieri
Argomento totalmente da sfatare. La Polonia è stata per molti anni un paese multinazionale e di tranquilla convivenza tra popoli stranieri. Ad oggi vi ci vivono cittadini di altre nazioni, così come la Polonia è considerata essere un punto di arrivo per tanti ricercatori, studenti, esperti in diversi ambiti, ma anche di profughi di guerra o richiedenti asilo. Sicuramente i numeri sono inferiori a quelli abituati a vedere in Italia, ma non immaginiamoci la comunità polacca come chiusa e poco incline al’apertura verso altre realtà o nazioni. Anzi, tutto il contrario: tutti sono pronti al’integrazione e a trarre ogni beneficio e vantaggio che può venire da usi e costumi di altre culture.
8. I polacchi sono bigotti
Argomento assolutamente controverso e mal interpretato, complice anche il fatto che il famosissimo papa Giovanni Paolo II provenisse, appunto, da Cracovia. Ad ogni modo, non passano inosservati i frequenti Crocifissi nelle aule, o “holy shops” dedicati al cristianesimo ed il fatto che il 95% della popolazione si dichiari cattolico. Attualmente, però, i dati sembrano in decadenza: ogni anno progressivamente aumenta il numero dei non-credenti e si riduce quello dei praticanti. Aumentano anche le percentuali di polacchi che vogliono interrompere la gravidanza, od avere posizioni contrarie alla chiesa in ambito di concezionali o divorzio. La “bigotteria” nel senso stretto del termine e come comunemente conosciuta dalla popolazione è decisamente poco diffusa; c’è da capire fino a quale livello i polacchi esternano la propria fede, ma ad oggi parlare di popolo bigotto è totalmente sbagliato.