Ryszard Kapuściński: Un viaggio lungo quarantasette anni

, July 24, 2019
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Ryszard Kapuściński, maestro del reportage polacco, durante la seconda guerra mondiale attraverso i suoi viaggi nei campi di battaglia del Terzo mondo cerca di svelare il suo vero personaggio e raccontare la realtà. Tra romanzo e documentario nasce il reportage letterario

Ryszard Kapuściński nasce a Pinsk, in Polonia orientale – oggi Bielorussia – il 4 marzo 1932. A dodici anni dalla sua scomparsa, il ruolo del grande maestro del reportage polacco è ancora vivo e pieno d’insegnamento.

Fot. Maciej Zienkiewicz / Agencja Gazeta

Source: PoloniCult

L’infanzia di Pinsk e le esperienze degli anni dell’occupazione sono state sempre un punto di riferimento estremamente importante per KapuścińskiÈ noto che intendeva scrivere un libro sul suo luogo di nascita, e sebbene questo piano non si sia mai materializzato, la memoria del Kresy ( in lingua polacca vuol dire confine) prima della guerra e l’esperienza del conflitto hanno determinarono la direzione dei suoi interessi.

Subito dopo la laurea all’università di Varsavia aveva iniziato a lavorare come corrispondente estero dell’agenzia di stampa polacca Pap.

Le sue testimonianze di quarantasette anni di viaggi in oltre cento paesi del mondo, dall’Asia all’Africa, dall’America Latina all’ex impero sovietico, sono raccolte in una ventina di libri tradotti in oltre trenta lingue. 

Il Reportage letterario

Ryszard Kapuściński, nel 2003 è stato candidato al Nobel per la letteratura. Il giornalista polacco infatti ha creato un vero e proprio genere denominato “reportage letterario”. Infatti la sua vocazione di scrittore, dava un senso riflessivo, creativo e spesso lirico a ciò che stava vivendo. Per questo motivo Ryszard Kapuściński è stato una delle figure più originali e complesse della scena internazionale.

Cittadino del mondo e portavoce delle minoranze, Kapuscinski ha ottenuto molti premi e riconoscimenti a livello internazionale, tra cui:

  • il premio dell’Associazione internazionale giornalistica nel 1976, a Helsinki
  • il premio Viareggio-Repaci nel 2000
  • il premio Grinzane Cavour a Torino nel 2003
  • il prestigioso premio Principe de Asturias

Tra i suoi libri ricordiamo Il NegusImperiumEbanoShah-in-Shah, pubblicati con Feltrinelli.

Another day of life

Nel novembre del 1975, Ryszard Kapuściński telefonò al suo editore a Varsavia per chiedere il permesso di tornare a casa dall‘AngolaL’era del colonialismo portoghese stava finendo e la lotta per l’indipendenza, che sarebbe diventata uno dei tanti campi di battaglia della guerra fredda si stava intensificando.

Ecco come nasce Another Day of Life  Ancora un altro giorno-  un libro profondamente personale “sull’essere soli e persi” nel caos e nella confusione dell’Angola .

Dodici anni dopo la morte di Kapuściński, il libro è stato adattato in un film pluripremiato che mescola animazione e documentario per raccontare una storia vera.

Source: instagram: @etceteralibreria
L’idea è venuta al co-regista del film, Raúl de la Fuente , e al suo produttore e partner, Amaia Remírez , quando erano in vacanza a Minorca 10 anni fa. Gli spagnoli adoravano Kapuściński sin da quando erano adolescenti, e vedevano Another Day of Life come una parabola geopolitica e il ritratto di un giornalista maledetto.
Source: Instagram @fipadoc
Dalla penna del reporter polacco Ryszard Kapuściński viene fuori la storia di un’avventura vissuta sul campo di guerra nell’Angola durante la Guerra Fredda. Ma il libro non era scritto con l’intenzione di raccontare gli accadimenti bellici, ma con l’intento di parlare della sensazione di sentirsi persi, della paura che proviamo verso ciò che non conosciamo e verso l’incertezza del destino. La casualità, la ruota che gira e il perché questo sta succedendo. 
Fai in modo che non ci dimentichino.”
Ancora un giorno, il film tratto dal libro del reporter, riesce, grazie ai personaggi animati a rintracciare quali sono gli intenti dello scrittore. Inoltre le fotografie di Ryszard Kapuściński ci mostrano infine i veri volti dei protagonisti, permettendo a coloro che hanno perso la vita in quello scontro di vivere ancora un altro giorno.

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